Giardino e psiche

Giardino in Anghiari


Il giardino è concettualmente legato all’abitazione, sin dall’antichità più remota fino alle origini della storia dell’uomo, nel momento in cui l’uomo da nomade passa ad essere agricoltore, per cui stanziale, nasce il bisogno di realizzare una prima struttura da abitare in prossimità della parte di territorio che trasforma per coltivare: la prima forma di giardino forse è di fatto una sorta di orto o campo coltivato. Questa trinità composta da uomo, casa e giardino/orto è alla base della nostra evoluzione e probabilmente è insita nel nostro dna e forse nella nostra anima. Ecco perché l’abbinamento giardino e psiche trova un senso, perché l’uomo in ogni epoca ha stabilito un rapporto con la natura ed il giardino rappresenta un tentativo di regolarizzare e trasformare la stessa in un luogo magico dove il singolo individuo si esprime, contempla, pensa e magari crea. 



Giardino a Bagno di Romagna-rendering
La positività psicologica che ci trasmette il contatto con il giardino, o con la natura in genere, credo sia insita in ognuno di noi, non è necessario spiegare nulla, tutti possiamo sentire benessere da questo rapporto.

Quando un cliente viene nel nostro Studio e chiede il progetto del proprio giardino, siamo subito pervasi da una sensazione di felicità e di preoccupazione; felicità perché inizia un percorso di grande sensibilità, di confronto umano e di osservazione filosofica, preoccupazione perché siamo chiamati a dare una rappresentazione progettuale della personalità del committente e una risposta alle sue richieste di benessere psicologico-ambientale.  Non ci sono appelli, la prima stesura progettuale deve essere quella giusta ed il cliente deve sentire di essere stato compreso.+

"Noi oggi tendiamo a dimenticare che l'anima non è solo dentro di noi, ma anche fuori di noi. E quando siamo in un giardino, che si tratti di un giardino asiatico o di un giardino alla francese o di qualunque altro tipo di giardino,si manifesta qualcosa dell’anima mundi. L'Anima del Mondo si rende visibile e, anzi, si mette in mostra." (Con questa riflessione si apre l'ultimo libro di James Hilman, "Il piacere di pensare”).

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