Architettura psicologica o Architettura e Psicologia?



A mio parere, ci sono due ambiti di osservazione e riflessione, uno relativo a come l'architettura influisce e condiziona le persone che ne usufruiscono, sia abitandola che osservandola, un secondo relativo a come l'architettura viene volutamente disegnata e realizzata con scopi precisi ed appunto voluti.

Ovviamente, questo argomento può stimolare molti livelli di riflessione, ma personalmente credo che i due proposti siano quelli più significativi.

Il primo ambito che abbiamo indicato,  riguarda il modo nel quale l'architettura ci condiziona: uno spazio urbano, una piazza, un centro commerciale, oppure un fabbricato, un appartamento, un ufficio o solo una stanza.  Tali spazi, che giornalmente utilizziamo, senza averne potuto scegliere i colori, le forme e quant'altro, li utilizziamo perché dobbiamo.   

Nel macro livello (ambito urbano) utilizziamo la città per andare al lavoro, per portare i figli a scuola, per andare a fare la spesa: se gli spazi che siamo costretti ad utilizzare (a vivere) sono armoniosi, ben progettati o storicamente ben definiti, sia nelle forme che nei colori, tutti ne avremo un certo beneficio che influirà positivamente nel nostro stato d'animo. Ovviamente, ognuno potrà avere una parte di città che preferisce e nella quale tende ad andare quando possibile, ma genericamente uno spazio "umano" rende un senso positivo a chiunque.  


Di contro, se la città è caotica, speculativamente spontanea, priva di un progetto ordinatore, con zone e fabbricati spesso privi di un progetto, dove emerge l'interesse economico del massimo sfruttamento: in questo caso, ogni volta che siamo costretti a utilizzare quell'ambito urbano subiamo una sorta di stress, di rifiuto, spesso scaricato nella giuda nervosa del nostro mezzo, nel traffico e nell'intolleranza verso gli altri. 

Nel micro livello (appartamento), succede la stessa cosa, se la nostra casa e' umana e ben progettata, il nostro viverci sarà piacevole, altrimenti se la casa è stata realizzata dall'impresa immobiliare, con appartamenti tutti ugualmente economici, con servizi standard e così via, progettata per un utente medio, cioè per nessuno,  il nostro viverci sarà alienante, nasceranno contrasti e intolleranze "condominiali", se non familiari e così via.

L'architettura, come vedete, incide anche a livello psicologico nel nostro "io" (architettura psicologica).  La città come la casa devono essere progettate e studiate per i propri abitanti; per l'architetto progettista nulla cambia, come approccio progettuale, che si tratti di una parte di città o di una casa, il modo di rapportarsi sarà lo stesso, certo a scala diversa, ma sarà lo stesso.   Il progettista deve saper analizzare il futuro abitante, deve "leggerlo", conoscerne  la storia, i desideri, le aspettative personali e sociali, deve rispettare il contesto in cui il nuovo progetto si inserisce, l'ambiente che deve accogliere l'uomo, il nuovo arrivato.  

Qui si apre il secondo ambito che abbiamo indicato: architettura e psicologica



Il macro livello, rappresentato dalla casa o dallappartamento, è caratterizzato dall'organizzazione generale degli ambienti, degli spazi comuni, dalla disposizione delle stanze; abbiamo anche un micro livello, costituito dall'arredamento, dagli accessori, dai materiali e dai colori interni. 

Se l'architetto sarà un buon "psicologo" allora, l'ambiente progettato, renderà agli abitanti  tutte le positività che essi hanno manifestato e desiderato.
Mi vengono in mente esperimenti ben riusciti, che sono stati punti focali nella mia attività di progettista ed ai cui metodi sono sempre stato ispirato:  l'Architetto Giancarlo De Carlo a Terni e l'Architetto Renzo Piano ad Otranto.


Sono convinto che il Progettista debba saper ascoltare e saper interpretare.  Non solo, direi che oggi l’Architettura ha bisogno di ascoltare le persone fino a riconoscerne le modalità in cui pensano e vivono la propria casa.    Lo Studio di Architettura deve fornire il suo fondamentale contributo e far si che l’Architettura torni ad essere considerata uno dei linguaggi a disposizione dell’uomo per comunicare e costruire benessere.  La nostra responsabilità è grande e meravigliosa.


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