Architettura e crisi o architettura in crisi ?



Mi scuserete se ogni riflessione inizia sempre con la parola crisi, ma è in atto da tempo una situazione che  sta sempre più schiacciando la nostra società e di conseguenza ci porta verso riflessioni che forse un tempo, se c'erano, erano meno profonde o meno attente.

Appunto, questa crisi ci fa riflettere anche sul ruolo dell'Architettura, o dell'architetto, oggi. Il parametro, che più di ogni altro rappresenta l'architettura oggi, e' la costruzione emergente, la costruzione che a tutti i costi si deve distinguere tra le altre, in poche parole l'architettura firmata, l'architettura di moda.


Negli ultimi decenni ed in particolare negli ultimi anni fare architettura significa fare qualcosa che sia rappresentativo dello stile dell'architetto emergente e di moda, l'architettura è diventata come la moda, anzi è anch'essa una moda. Per risolvere il degrado di una parte di città si tende ad incaricare un archistar, per dirla come La Cecla (Contro l'architettura), si costruisce un palazzo "unico" e rappresentativo di chi lo ha progettato, invece di interrogarsi del perché quella parte di città è in degrado o quale potrebbe essere la migliore soluzione di recupero, magari e ingenuamente capire le aspettative dei suoi abitanti.

Certo, viviamo nell'epoca dei personalismi, lo vediamo tristemente anche in politica, anche nella religione, con il toto-Papa. L'architetto che cerca di analizzare il quartiere, dove deve intervenire con adeguate scelte progettuali, che intervista gli abitanti o vive il quartiere personalmente, come ad esempio De Carlo, Ricci, e tanti altri, meno noti ma altrettanto veri architetti, oramai appartiene al passato.

Oggi, la città emblema dell'architettura è Dubai, con i suoi personalissimi edifici, che devono esagerare in altezza per emergere, ma che non riescono e non riusciranno mai a rendere il vero senso di città, tutti firmati dai più richiesti archistar. Non ci dimentichiamo che la città è per la gente, per i suoi abitanti. Oggi invece assistiamo all'abbandono dei nostri centri storici, le vere città per la gente, a vantaggio di periferie magari caratterizzate da sfavillanti centri commerciali, unici punti di aggregazione sociale: che tristezza!

Il primo passo, nel nostro piccolo, lo dovrebbero fare le amministrazioni locali, proponendo Piani Strutturali e Regolamenti Urbanistici che tengano conto dei bisogni dei propri abitanti, che coinvolgano i propri cittadini, che siano progettati da architetti che sappiano ascoltare le persone.

Lo so, è solo utopia, quella che dovrebbe essere semplice e banale normalità, è di fatto un utopia. Tutti sappiamo, e fin troppo bene, che le amministrazioni locali con i Piani Strutturali amministrano il potere e i propri consensi, che gli architetti scelti sono sempre quelli "di regime", indicati dalle segreterie regionali e che sanno ascoltare solo i partiti. Magari, per accontentarci, incaricano l'architetto famoso, di grido, per "farci progettare" qualcosa di "unico" nella nostra città.



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