Sogno la città ideale



Smart cities ed Ecosistema Urbano, sono temi che ultimamente sentiamo sempre più spesso, anche all'ultimo salone dell'edilizia (Saie) appena conclusosi a Bologna; ma, osservando l'attuale panorama urbano italiano aggravato sia dal forte ritardo che dall'immobilità di gran parte dei Comuni, ci sembra l'ennesimo libro dei sogni o peggio un tentativo di imbonimento che ancora una volta cala dall'alto.

Siamo ancora tutti troppo ancorati al concetto di espansione urbana, di nuova costruzione indiscriminata che fino ad oggi ha prodotto quartieri spesso privi di servizi e di collegamenti naturali con il centro città.  Siamo anche troppo ancorati ad un politica di esasperata conservazione urbana, complici i nostri Centri Storici, certo, ma complice anche una crisi, e questa volta non tanto economica, ma una crisi di capacità di fare buona amministrazione, una crisi di innovazione, una crisi di coraggio urbano.


Il termine di ecosistema urbano è molto accattivante, ma pensandoci meglio è proprio ciò che dovremo tutti iniziare a considerare rivolgendoci alle città, in particolare italiane.

Che vuol dire? Vuol dire che le città devono rinnovarsi, devono modificarsi in linea con i cambiamenti dei tempi, vuol dire che chi amministra, per primo, ma anche tutta la socialità urbana, subito a ruota, devono avere una visione più ampia e serena del futuro, tutti dobbiamo credere nell'innovazione e spingere per l'efficienza urbana.

La base di questo pensiero deve comunque essere la sostenibilità degli interventi che saranno programmati, una sostenibilità ambientale che non dimentichi mai il benessere dell'uomo; per cui pensare a città non più calibrate sull'automobile e per l'automobile, ma per i suoi abitanti.   

Non si fa efficienza energetica costringendo le persone a produrre attestati e certificazioni energetiche delle loro abitazioni o aumentando indiscriminatamente le tasse sulla casa. 

La strada giusta è quella di elaborare idee, proporre progetti urbani sostenibili e possibili, intercettare finanziamenti pubblici al riguardo, attrezzare le città di reti tecnologiche a disposizione di tutti e per tutti, elaborare pianificazioni urbane strategiche che tengano conto della dinamicità dei cambiamenti e contengano anche tentativi di possibili visioni del futuro; invece, ahimè, ancora in molte realtà siamo ancora a discutere di piani strutturali o di regolamenti urbanistici, concetti oramai già fortemente invecchiati e comunque finalizzati alla solita gestione dei piccoli interessi locali.

Se solo immaginassimo quante abitazioni inutilizzate e da recuperare esistono all'interno delle nostre città, se le amministrazioni fossero capaci di produrre strumenti urbanistici in grado di permettere ed agevolare tali recuperi, magari  intervenendo loro stesse nel recupero dei tanti  "contenitori" urbani abbandonati o delle tante aree di degrado volutamente dimenticate, se tutti cominciassimo ad "alzare" lo sguardo ……….. forse vedremmo il futuro.

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