Architettura oggi - illusione?


La crisi economica sta mettendo a dura prova tutti i settori della società civile che lavora, questo si sa; l’insicurezza verso il futuro oramai è un dato di fatto e riguarda tutte le generazioni attualmente lavorative od in procinto di iniziare la propria attività, anche questo si sa.   Forse, quello che ai più ancora non è proprio chiaro sta nel fatto che l’insicurezza nel futuro, la necessità di rimettersi in gioco per cambiare radicalmente, investe in particolare le professioni “tradizionali” e tra queste, quella dell’architetto credo sia tra le più “investite” dal cambiamento e dalla crisi in atto.


E’ vero che l’architetto è eclettico e chi meglio di lui può adattarsi al cambiamento: non è quella figura professionale che tramite la propria fantasia risolve i problemi ed esaudisce i desideri dei clienti? per cui, chi meglio di lui può trasformarsi per adeguarsi a questo mondo?

L’architetto è sempre stato quello che traghettava il cliente dalla sponda della commessa alla sponda della realizzazione, attraverso quel mare sempre mosso della burocrazia, delle regole, del “piccolo” potere politico locale, dei costi, navigando, per giunta, sempre contro corrente. 

Grazie alla crisi, oggi quel mare è in tempesta. E’ ovvio che l’architetto da solo farà una gran fatica ad attraversare quel mare e per quanto ancora vi riuscirà?     La fantasia non è più sufficiente, ora c’è bisogno di un cambiamento reale di quel mondo amministrativo-pubblico-politico ed aggiungerei anche bancario, che da elemento approfittatore e sempre più fagocitatore del sistema, diventi alla buon ora supporto, se non addirittura partner, di tutti coloro che spremendosi la mente ogni giorno, si ingegnano e lottano per costruire questo cambiamento sociale nell’interesse sicuramente comune, oltre che personale, perché solo chi realmente lavora e produce rappresenta l’unica parte della società che ha veramente compreso l’importanza del bene comune.

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